25 FEBBRAIO 2019

La resilienza: cadere e rialzarsi più forti di prima

Che cos'è la resilienza 

Eventi di vita particolarmente stressanti come per esempio la malattia grave/invalidante, la disabilità, il licenziamento, il divorzio, la morte di una persona cara, una catastrofe naturale, sottopongono l’individuo a situazioni elevate di stress difficili da affrontare.

Nelle persone esistono, però, particolari risorse in grado di offrire la possibilità di proteggersi, di continuare a mantenere la propria integrità, di costruire e aprirsi al mondo, nonostante le condizioni avverse incontrate. In psicologia questa capacità dell'uomo di superare le difficoltà della vita uscendone rinforzato e addirittura trasformato positivamente, viene descritta con il “processo di resilienza”.

Questo procedimento costituisce sia un fattore di protezione sia di promozione della salute e secondo lo studioso Rutter, riassumibile come “la capacità di svilupparsi in modo accettabile a dispetto di uno stress”.


Ecco alcuni fattori ritenuti come promotori di resilienza:
- ottimismo
- autoefficacia
- processi di supporto sociale
- resistenza allo stress


Come sviluppare la resilienza agli eventi di vita stressanti

Lo sviluppo della resilienza è un processo individuale strettamente personale. Non tutte le persone, infatti, reagiscono alle stesso modo agli eventi di vita traumatici. Un percorso che funziona per una persona potrebbe non essere altrettanto efficace per un’altra. Questo perché a soggetti diversi corrispondono strategie diverse. Inoltre, questo dipende anche dal contesto di riferimento.

Le ricerche condotte all’interno dell’IRP (International Resilience Project) sottolineano l’importanza degli aspetti culturali e contestuali della resilienza, dimostrando come di fronte alle stesse difficoltà, culture diverse adottino differenti strategie.

Vediamo alcuni comportamenti e soluzioni per superare i momenti più duri per il fisico e per la mente.

- Sviluppare una buona rete sociale
Molti studi hanno dimostrato che impegnarsi a mantenere e curare buoni rapporti con i familiari stretti, amici o altri, consente di ricevere aiuto fondamentale nei momenti di particolare difficoltà. Una solida e ampia rete di rapporti interpersonali è in grado di fornire un ampio spettro di supporto emotivo, informativo e materiale utile a rafforzare la resilienza stessa. Inoltre, è noto l’effetto primario che il sostegno sociale (descritto da Cohen-Wills) ha sul benessere individuale, in quanto questo comporta l’acquisizione di modalità di difesa appropriate, lo sviluppo di determinate competenze personali e aiuta a mantenere bassi livelli di Stress (effetto buffering o tampone).

- Accettare che il cambiamento è parte della vita
Certi obiettivi, per le mutate condizioni, possono non essere più raggiungibili: riconoscere che alcune situazioni non sono modificabili in alcun modo può aiutare a concentrarsi sugli aspetti che  invece possono essere gestibili.

- Vedere la crisi come un possibile evento interveniente
Non possiamo cambiare il fatto che durante il percorso della nostra esistenza ci siano cadute, difficoltà e ostacoli. Quello che possiamo però cambiare è il modo con cui interpretiamo e viviamo questi episodi.

- Intraprendere azioni concrete
Anziché cercare di fuggire o evitare lo Stress è importante mantenere una posizione partecipativa che consenta di intravedere le possibili soluzioni all’orizzonte.

- Cercare di mantenere un atteggiamento il più possibile fiducioso e positivo globale

- Coltivare uno spazio per la cura di sé e dei propri interessi

- Cercare occasioni di crescita e di sviluppo personale

È stato rilevato che eventi di vita stressanti e traumatici possano determinare la nascita di occasioni di scoperta di sé e del proprio potenziale. Eventi assolutamente imprevedibili per la loro drammaticità e intensità possono favorire percorsi esistenziali nuovi e molto ricchi. Sono diverse le biografie scritte a tal proposito.

In questo contesto, la Psicologia della Salute non propone di costruire dei ponti per far sì che le persone evitino di cadere nel fiume della vita, ma di aiutarle ad imparare a nuotare in esso. Così come suggerito dal modello salutogenetico di A. Antonovsky, la salute e la malattia devono essere considerate come facce della stessa medaglia, non l’una escludente l’altra.


Bibliografia:

Rutter, 1985

Scheier, Carver, 1992

Bandura, 1997

Cutrona, Russell, 1990

Reker, Chamberlan, 2000

Antonovsky, 1987

International Resilience Project, 2006

Manetti, Zunino, Frattini, Zin


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