10 DICEMBRE 2019

“ Con l’HIV non si scherza #HIVriguardatutti “




Questo il messaggio chiave della campagna di sensibilizzazione anti-HIV 2019  lanciata dal Ministero della Salute.
Il primo dicembre è stata indetta, come ogni anno,  la Giornata mondiale contro l’AIDS. Lo scopo di questa giornata è quello di accrescere nella popolazione, soprattutto giovanile, la consapevolezza della prevenzione e sottolineare l’importanza della ricerca scientifica.
Ricordiamo brevemente che AIDS è l’ acronimo di Sindrome da Immunodeficienza acquisita, una malattia cronica causata dal virus dell’immunodeficienza umana o HIV. I virus  responsabili della  sindrome da immunodeficienza acquisita sono due, denominati rispettivamente HIV-1 e HIV-2. Di questi il più diffuso e comune è il primo. Questa specificazione è però oggetto di interesse per i virologi, perché dal punto di vista funzionale non ci sono differenze.
Il virus, una volta entrato nel corpo, agisce sul sistema immunitario danneggiandolo irreversibilmente.  La sua particolarità è che mutando rapidamente ed avendo una predilezione per le cellule del sistema immunitario, porta ad uno stato di profonda immunodepressione. Nello specifico agisce come un vero e proprio killer delle cellule T del sistema immunitario, dette anche T-helper o T CD4 (tale sigla indica la proteina costitutiva di questa tipologia di cellule che viene appunto distrutta dal virus).
Non avendo più difese il malato di AIDS può morire per una qualsiasi banale infezione.

Essere sieropositivi non significa avere l’AIDS

Il termine sieropositività in medicina indica la risposta positiva a una qualsiasi indagine sierologica, pertanto una persona che risulta positiva alla ricerca di anticorpi dell'HIV, oppure alla ricerca del virus nel sangue, ha contratto l’infezione ed è una persona con HIV.
Se in questa stessa persona vengono riscontrati gravi danni al sistema immunitario e/o la presenza di infezioni opportunistiche, viene diagnosticata l’AIDS.
Concretamente ciò che accade , e cioè l'evoluzione da positività ad AIDS , è determinata dal progressivo indebolimento del sistema immunitario dovuto al costante e continuo attacco da parte dell’HIV. 


Come si trasmette il virus?

Le vie di trasmissione sono:

sessuale: attraverso rapporti etero o omosessuali non protetti da un efficace metodo di prevenzione 
ematica: scambio di siringhe o condivisione di strumenti per l'uso di sostanze psicoattive; trasfusioni di sangue contaminato
verticale: da madre a neonato durante la gravidanza, al momento del parto e, più raramente, attraverso l’allattamento al seno.

Come bloccare il virus?

L’AIDS è una malattia cronica con esito letale, ma per fortuna è attualmente prevenibile grazie alla diagnosi precoce della condizione di sieropositività che permette di iniziare ad assumere i farmaci antiretrovirali per bloccare la moltiplicazione del virus.
A seconda della fase dell’infezione e dalla maggiore o minore resistenza ad alcuni dei farmaci antiretrovirali, si modulerà il protocollo terapeutico per ciascun paziente. In  linea di massima i farmaci da assumere sono almeno tre in combinazione per garantire la massima efficacia. 
Naturalmente il trattamento si intende a vita, e una volta che la terapia si comincia è necessario sottoporsi periodicamente  ad esami di controllo, in particolare la carica virale e la conta dei linfociti TD4 T , per verificare l’efficacia della cura.

Dall’Istituto Superiore della Sanità arrivano buone e cattive notizie.

Iniziamo con le prime.  Il 12 novembre si è svolta una conferenza  tra i rappresentanti della comunità scientifica , nella quale è stato definitivamente confermato, in base alle evidenze scientifiche, il principio U=U (Undetectable=Untrasmittable), che significa non rilevabile=non trasmissibile; in altre parole  i soggetti sieropositivi, con carica virale non rilevabile, in terapia già da alcuni mesi e che mantengono una buona compliance con l’assunzione dei farmaci, non trasmettono l’HIV. 

Inoltre secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, in Italia vivono circa 130mila persone sieropositive; le nuove infezioni verificatesi nel 2018 sono 2847, nel 2017 erano state 3561. Questa diminuzione è indubbiamente la seconda buona notizia

Purtroppo è stata evidenziata una controparte negativa. Sempre dai dati diffusi ISS si stima che nel nostro Paese almeno 15mila persone sieropositive  non sanno di esserlo e tra i 661 cittadini che hanno scoperto nel 2018 di essere in Aids, ossia nella fase avanzata della malattia, ben il 74,6% (nel 2000 era il 48,2%) ha scoperto di essere sieropositivo solo sei mesi prima della diagnosi di Aids.

Questi sono dati che ci inducono indubbiamente ad  una riflessione ed un invito:  bisognerebbe insistere con campagne informative sulla prevenzione soprattutto tra i giovani ( che restano i soggetti più colpiti dall’infezione) ,   e per il bene individuale e collettivo, in caso di dubbio, sottoporsi al test. 


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