8 LUGLIO 2020

UN'ESTATE A DIR POCO...COLLERICA!!

Un’estate a dir poco…collerica!

 

A cura della dott.ssa Silvia Marchetto

 

Così, anche quest’anno, dopo una Primavera turbolenta, si entra finalmente nelle atmosfere calde dell’estate. Un’estate tuttavia, molto diversa dal solito, poiché permeata da un calore che non è solamente quello prodotto dalla vicinanza del Sole alla Terra, ma deriva forse anche da quel “fuoco interno” che ha scaldato e sta scaldando l’animo umano! Dalle questioni sanitarie, a quelle politiche, economiche e religiose..oggi più che mai, ci si ritrova in una situazione in cui ci si rende conto che ciò che davvero conta è l’agire umano. Questo, soprattutto, credo ci abbia insegnato questa lungo periodo di quarantena, dove, a causa di adeguate precauzioni sanitarie, la libertà e le possibilità di azione sono state necessariamente ridotte. In questa estate, più di ogni altra, sentiamo così forse il desiderio di fare, realizzare, produrre, ripartire e perché no…vivere! 

Se immaginiamo la Terra come un grande essere vivente che d’Inverno trattiene tutto il suo respiro, mentre dalla Primavera all’Estate compie un profondo atto espiratorio accompagnando l’uomo nelle sue trasformazioni metaboliche, ci rendiamo forse conto di quanto l’arrivo della Pandemia abbia purtroppo interrotto bruscamente il rapporto dell’uomo con la natura: mentre infatti la Terra proseguiva il suo normale decorso germogliando e vivificandosi, l’uomo è stato costretto a seguire queste trasformazioni da una finestra, perdendo così ogni possibilità di poter godere delle forze di rinascita della Primavera. Una sorta di evento contro-natura: da una parte i processi di gemmazione che portano l’essere vegetale ad espandersi verso il Cosmo, dall’altra un essere umano il cui rinchiudersi nella propria abitazione diviene anche un rinchiudersi nel buio delle sue paure. Un gesto tale di contrazione, da arrivare a interessare anche gli organi, con crisi d’ansia, attacchi di panico e una vera e propria mancanza di respiro. 

Il calore dell’estate ora però arriva con il giusto grado di collericità, a risollevare lo spirito spazzando via paure e timori affinché l’uomo possa ritrovare il coraggio di prendere in mano la propria vita e sentirsi pervaso di quella forza di volontà che gli permetterà di forgiare il proprio destino.

Ma perché, nello specifico, si parla di collericità dell’estate? 

Con questa definizione non si allude infatti solamente alla rabbia e al risentimento verso una realtà che c’era e che ora non potrà necessariamente più esserci, ma anche a quella qualità focosa dell’estate che la associa ad un temperamento tipicamente umano: il collerico appunto. 

Come per la Primavera si era visto nel lento e rinnovato scorrere dei fluidi della terra un’espressione della flemma, così la stagione estiva, nelle sue manifestazioni impetuose (si pensi ad esempio ad un rumoroso temporale estivo o ad un sole cocente su un  orizzonte senza nubi) ci avvicina a quest’altro carattere. Caratteristica principale del collerico è infatti la convivenza in lui di polarità: da una parte il fuoco e la fermezza delle sue azioni, dall’altra spesso una rigidità nello sguardo e una severità quasi austera che sembrerebbero non avere nulla  a che fare con le qualità di calore… eppure nel collerico, tali contrasti sono possibili! Il soggetto collerico di fatto non lo può fermare nessuno! In questi individui il calore fisico diviene calore dell’anima, nutrimento ed espressione della volontà. Nel collerico ci si trova completamente immersi nel mondo dell’azione. L’azione è il loro dono e ciò si rispecchia nel mondo, con il loro darsi alla società e alla socialità, con passione e dedizione. La loro azione trasforma il mondo, siano essi grandi personalità o semplici padri/madri di famiglia.

Il collerico è così colui che preso da una forza prorompente, sente fortemente il battito del suo cuore in un fluire potente del sangue. Potremmo paragonare questa tendenza a quella di un incendio che potrebbe scoppiare in ogni momento ma viene trattenuto in continuazione. In medicina antroposofica, ciò che il sangue veicola nell’organismo è quello che viene definito “Io”, ossia quella componente specifica- identificativa di ciascun individuo umano e che ne determina in primis il suo agire nel mondo, il suo volere rispetto al passato nella costruzione di precisi eventi futuri. Ebbene l’Io ha come strumento il sangue e quando questa coloritura caratteriale prevale nell’uomo, vi è sicuramente un forte e fermo centro nell’interiorità. Ma, se il sangue viene eccessivamente afferrato da queste correnti impetuose, ribolle e gorgoglia, urta e sbatte, la pressione può salire e allora a lungo andare il cuore spirituale dilata o addirittura si ferisce oppure si opprime, come capita ahimé a molte persone dal cuore “debole”.

La preponderanza dell’Io, nella sua natura di forza-calore, è evidente anche in un sano metabolismo digestivo. Quando il collerico è ben temperato, la combustione degli alimenti, avviene con facilità. La cistifellea, in questo ambito, diviene un altro organo cardine per il collerico, lavora benissimo, digerisce i grassi in modo portentoso: ciò che giunge ai dolci sensi sprofonda così subito nella trasformazione metabolica passando direttamente nella volontà d’azione. È esattamente ciò che dovrebbe accadere in estate, quando il metabolismo, rinnovato e depurato nella stagione precedente, predilige ora un’alimentazione fresca, succosa e ricca di sostanze antiossidanti tali per cui esso non finisca per appesantirsi troppo e cadere preda di quel tipico sintomo di pesantezza, svogliatezza e ottundimento che potrebbe fare capolino nei mesi estivi.

È solo ascoltando tali esigenze che si potrà compiere le giuste scelte alimentari in sintonia con la stagione, rafforzando e adeguando la percezione cosciente del mondo esterno che penetra in noi tramite il cibo. In questo modo potrà essere possibile una sana regolazione e controllo dell’azione protettiva del sistema immunitario tale per cui ne venga favorito l’equilibrio, senza indebolirlo come fanno invece le famose diete “lampo” per la cosiddetta “prova costume”. Per citare alcuni esempi, una dieta a base di vegetali crudi (in particolare le radici), attiverà una forza strutturante che ha effetti curativi sulla pelle alterata da un’allergia o dal sole. L’aiuto potrà così arrivare dagli alimenti cosiddetti “arancioni” ricchi di betacarotene che nell’organismo viene convertito in vitamina A importante per la salute della pelle e degli occhi: un bel succo di carota bio con qualche goccia di limone fresco e zenzero risulterà particolarmente gradevole. Come le carote, così anche l’albicocca è un frutto ricco in carotenoidi e vitamina C, ma anche potassio e magnesio che sappiamo essere Sali importanti quando si suda molto. Altri grandi protettori contro le insidie dell’estate sono i piccoli frutti rossi: ciliegie, mirtilli, more, ribes e fragole che con il loro apporto di antociani difendono le nostre arterie dai depositi grassi sostenendo la salute del sistema cardiocircolatorio e il riequilibrio idrico.

Oltre agli aspetti metabolici, vi sono poi anche tratti estetici ben distinti che caratterizzano la personalità collerica: così impegnati a convergere tutte le loro forze nelle loro azioni, spesso finiscono per privarle all’organismo, contrastando così le forze di crescita. Tipico del collerico è infatti il tratto brevilineo, statura bassa, soprattutto in adolescenza. Allo stesso modo nell’adulto, la struttura è ben definita, di sicuro non slanciata, il volto è serio, la fronte è ampia, gli occhi non si abbassano, più facilmente scuri che chiari, guardano diretti alla meta senza batter ciglio. Allo stesso modo nel bambino i lineamenti rimangono incompiuti, poco formati, la testa è grande, folta di capelli, la fronte è più bombata, il passo calca bene il terreno, quasi volesse scendere, nel suo incalzare, sotto la superficie della terra. ll piccolo collerico è sempre in pista: lavora, trasforma ed opera. Quando durante l’adolescenza si risvegliano i sentimenti, amore e odio sono assoluti finanche però a forme distruttive. Per essere veramente aiutati dal collerico, sarà necessario che esso ci stimi, la stima ed il rispetto sono i cardini fondamentali che suscitano nel collerico amore. Se perdo l’amore del collerico, perdo la sua stima. Il collerico deve poter rispettare le persone che ama. Egli stesso dovrà però essere in grado di suscitare stima e rispetto negli altri che otterrà proprio per quella determinatezza nell’agire che lo caratterizza.

Tra gli artisti collerici più conosciuti si annovera di sicuro Van Gogh che nelle sue tele vuole intrappolare talmente tanta luce e calore estivi da far sì che in alcuni punti il tratto divenga quasi un basso rilievo, mentre la collocazione spazio-temporale viene del tutto sacrificata a favore dell’atto di forza del colore! Allo stesso modo, Ugo Foscolo, che nella sua poesia Alla sera si “strugge” tra tempeste emotive ruggenti e placide notti estive come leggiamo nei suoi versi:

“Alla sera”

“Forse perché della fatal quïete

Tu sei l'imago a me sì cara vieni

O sera! E quando ti corteggian liete

Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete

Tenebre e lunghe all'universo meni

Sempre scendi invocata, e le secrete

Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge!”.

 

La sera di cui parla il poeta è quella stessa che d’estate arriva come sogno all’uomo, un ricordo di quelle meravigliose espressioni dell’immaginazione per tutto ciò che anticamente compenetrava quale elemento spirituale quel periodo dell’anno. Per gli antichi l’estate era la stagione in cui il calore portava l’uomo ad “esalare” verso il Cosmo dove poteva percepire un certo nesso con il proprio Io, con il proprio sé spirituale che nell’antichità veniva fatto coincidere con una sorta di rivelazione divino-morale. Quando oggi si parla di Io, l’uomo in effetti non pensa che vi sia qualche reale rapporto con questo o quel mondo. Pensa l’Io semplicemente come un punto dal quale irraggia quel che egli fa e nel quale converge quel che egli conosce. Potremmo dire che oggi si abbia una sorta di sentimento flemmatico del proprio io. Neppure si può dire che l’uomo oggi nel proprio Io, senta il vero e proprio egoismo; se infatti vuole essere onesto, non può certo dire di amare particolarmente il proprio Io. L’uomo ama in realtà il proprio corpo, i propri istinti, le proprie diverse esperienze, ma l’Io è soltanto una parolina e viene sentito come un punto nel quale tutto ciò che è stato accennato viene più o meno riassunto. 

Il temperamento collerico che l’estate così ci regala, ci aiuta innanzitutto a percepire il nostro Io massimamente nel calore del Sole (quindi nell’ambiente esterno)  per poi tentare di porlo in connessione al proprio “sé interiore” che molto spesso oggi si finisce invece per non ascoltare o non valorizzare abbastanza. Solo così facendo potrà essere forse possibile il recupero di quella sana volontà che ci aiuterà sicuramente ad accogliere gli eventi futuri, di qualsiasi natura essi siano, con prontezza e chiarezza d’animo!

 


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