21 GIUGNO 2019

Serve davvero la crema solare?

La prima regola è che da un prodotto solare, anche il migliore, non ci si può aspettare l’impossibile. Nessuna crema può proteggerci al 100 per 100 dalle radiazioni ultraviolette e dai danni che possono arrecare a chi esagera. Restano fondamentali le vecchie regole: stare all’ombra nelle ore più calde, usare anche cappello, occhiali e altri capi d’abbigliamento».

Per quanto riguarda l'etichettatura da alcuni anni in Europa la normativa è estremamente rigorosa. Sono sparite le diciture fuorvianti, come il vecchio «schermo totale», così come waterproof (al massimo può essere water resistant). Sono state introdotte scale standard per indicare i filtri solari, in modo che il consumatore possa finalmente confrontare prodotti diversi senza perdersi in numeri e sigle sconosciute. Ecco i principali elementi da tenere d’occhio.

Per i più piccoli va evitata l’esposizione solare diretta, fino a 3 anni è consigliabile evitare le ore più calde, dalle 11 alle 16, e usare sempre maglietta, occhiali e cappellino, specie per i fototipi più chiari. In ogni caso è imperativo evitare le scottature, che possono dare seri danni sul lungo periodo», spiega Leone. «Per i prodotti solari, è importante che siano resistenti all’acqua (dopo il bagno vanno riapplicati), a protezione molto alta, con SPF oltre 40, emollienti e con un’ottima tollerabilità.

Sulla conservabilità delle creme guardare la data di scadenza non basta. «Le creme solari non vanno mai usate dopo più di un anno dall’apertura. E’ importante considerare anche la fotostabilità del prodotto, ovvero la capacità della crema di rimanere attiva sulla pelle anche sotto l’azione della luce solare». Come rilevarla? «Non è obbligatorio, ma alcune aziende indicano questo fattore sull’etichetta». La crema va riapplicata ogni 2 o 3 ore e ogni volta che ci si bagna, senza dimenticare che gli UV non si lasciano fermare del tutto dall’ombrellone né dal cielo nuvoloso.

Fra i danni arrecati dai raggi UV si contano: l’invecchiamento cutaneo, eritemi, scottature, danni oculari, alcune forme di tumore, come il carcinoma basocellulare e quello spinocellulare.

Per quanto riguarda il più temuto fra i tumori della pelle, il melanoma, ci sono poche certezze, e molti esperti ricordano che il melanoma non è più diffuso presso le popolazioni più esposte al sole (mediterranee, tropicali, africane ad esempio) rispetto a in Paesi meno soleggiati.

Inoltre, la malattia colpisce spesso aree del corpo normalmente non esposte alla luce solare, come il tronco, i piedi, il cuoio capelluto. I principali fattori di rischio, infatti, sono la predisposizione genetica e fototipo (occhi chiari, capelli rossi o biondi, pelle che si scotta facilmente).

Vanno evitate le ustioni solari, specie sulla pelle dei bambini, che «memorizza» il danno. Si sospetta che i raggi UVA giochino un ruolo nella sua insorgenza e gli esperti insistono sulla prevenzione dal momento che l’esposizione al sole o la tintarella artificiale sono l’unico fattore modificabile fra i fattori di rischio citati.

Un recente studio americano comparso sulla rivista Jama ha documentato una riduzione del 27% dei casi di melanoma nelle persone a rischio che usavano regolarmente le creme solari.


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