9 GENNAIO 2021

ORME MALINCONICHE IN TERRA D’INVERNO

ORME MALINCONICHE IN TERRA D’INVERNO 

A cura della Dott.ssa Marchetto Silvia 

 

“Ognuno sta solo sul cuor della terra, 

trafitto da un raggio di sole: 

ed è subito sera”. 

[Salvatore Quasimodo] 

 

Silenzio, solitudine, contemplazione del mondo e del proprio sé.  

Sono questi i sentimenti che accompagnano il soggetto malinconico, “trafitto” nel cuore dalle sue pene e con lo sguardo disperso nell’infinito di un’atmosfera tetra e malata, come nel caso de “Il monaco”: uno dei quadri più famosi dell’artista C. D. Friedrich in cui l’orizzonte si chiude in un cielo cupo e pesante, sporcato dalle acque nere del mare. 

Se poi ci lasciamo cullare e trasportare dalle note della conosciuta “Marcia Funebre” (Sonata n. 2 op. 35) del musicista F. Chopin, allora saremo forse davvero in grado di immergerci completamente in questa malinconica realtà, dove il passo si fa pesante e l’animo si ripiega in se stesso cercando instancabilmente le sue ragioni ed i suoi perché più nascosti. 

Ciò che vediamo espresso in questo temperamento, è anche ciò che accade ciclicamente ogni anno nella stagione invernale: la terra è tutta ritirata in se stessa e, volendola considerare come un essere vivente, si potrà dire che, proprio in questo periodo, essa raggiunge il culmine del suo atto inspiratorio. Gli Antichi, non a caso, coltivavano la profonda convinzione che dal solstizio d’Inverno (21 Dicembre) all’inizio dell’anno nuovo, il Sole per qualche tempo si fermasse, per poi riprendere il suo normale decorso con l’allungarsi delle giornate sino al solstizio estivo. Ancora oggi possiamo avvertire questa strana “magia” che le Feste portano, l’atmosfera d’incanto del Natale, in cui il tempo pare davvero essere sospeso per un , quasi volesse donare all’uomo una pausa dal frenetico e vertiginoso susseguirsi dei suoi giorni, permettendogli così di riflettere su se stesso, ovvero di scavare profondamente nel suo animo alla ricerca di risposte. È forse proprio questo l’effetto che la Terra d’Inverno, trattenendo il proprio sé e quindi non dialogando più con il Cielo, induce nell’uomo: un sentimento di abbandono a se stessi, la perdita di ogni legame con il Cosmo…l’essere umano cade così nella materialità della sua esistenza rischiando di rimanerne vittima, se non fosse per quella “luce risvegliatrice” portata, secondo la visione cristiana, grazie alla Nascita di Gesù ed interpretata nell’uomo come la riscoperta del proprio sé, della sua vera natura. 

Marcel Proust, con grande raffinatezza, colloca in Inverno il celeberrimo momento in cui, assaggiando un dolcetto madeleine nel tè, esprime il ricordo e con esso il sentimento della nostalgia, del rimpianto per noi stessi e per i nostri cari. In questa stagione emerge infatti la necessità profonda di dare una risposta al gesto della natura che, liberandosi in gran parte del suo verde mantello, sembra anch’essa ritirarsi e si mostra nel suo aspetto fisico-materiale, con gli alberi spogli e nudi nel paesaggio triste e freddo. 

Quella risposta, è la stessa che il soggetto malinconico rincorre costantemente tutta la vita e che diventa spesso motivo di struggimento interiore. Egli è costantemente immerso nei suoi pensieri riguardanti il passato, in realtà mai completamente lasciato.  

Anche se velato da un innocente sorriso, il cuore del malinconico è dolente, perso, chiuso in se stesso,  così come gli occhi apparentemente catturati da un orizzonte senza fine, sono in realtà rivolti alle profondità del suo essere. Le palpebre, abbassate, rivelano un’attenzione particolare al peso, all’elemento fisico, un’inconsapevole percezione della pesantezza e gravità del corpo che diviene poi un cedere alla gravità interiore.  

La corrente che colora questo temperamento è così quella del corpo fisico, che si esprime nella durezza della materialità e che diviene spesso ostile e faticosa da sopportare per questi soggetti.  

Nell’adulto, l’osservazione attenta del temperamento malinconico, ci aiuta a cogliere la sua pena. Nella sua struttura longilinea, spesso magra, ma dal passo greve e rigido, i lineamenti del volto tendono verso il basso come le spalle; spesso esiste una ruga precoce, mentre le mani e i piedi sono facilmente freddi, mai sudati.  

Nell’infanzia tale malinconia si riflette in un viso armonico e delicato, in uno sguardo che rivela una precoce maturità. Da questo punto di vista, l’educazione non dovrà stimolare troppo questo aspetto, perché trattandosi di una precocità, potrebbe diventare anche motivo di consunzione, in particolare di quelle forze di crescita di cui il bambino ha disperato bisogno. L’elemento del capo è ancora di tipo neo-natale, non ancora ben definito, possiede un che di fatato e richiama in noi affetto. 

Ma cosa cela il sorriso triste del malinconico? 

Dolce e consolatorio, le sue parole sono spesso sagge. Ciò che questo temperamento può donare al mondo è dunque una straordinaria forza e limpidezza ai pensieri. Nella vita del sentire potrà portare incontro la compassione: virtù particolare che è in grado di far sentire nel proprio corpo e nella propria anima, il dolore dell’altro, in modo che ciò che viene visto con connotazione egoica, si trasformi invece in una percezione del cruccio dell’altro,  comprendendo e quindi amandolo.  

Il temperamento malinconico ci insegna quanto nel mondo, soprattutto in questo particolare momento storico, ci sia bisogno di provare tale sentimento, poiché è solo attraverso la compassione intesa come compartecipazione dell’altro che si potrà acquisire quel sano atteggiamento di simpatia verso il prossimo, imparando a stare bene con gli altri senza mai stancarci. In fondo, è spesso la sana convivenza con chi ci circonda, il trovare una via comune, che produce quel nutrimento interiore da renderci liberi e non più schiavi del cattivo pensiero. 

Osservando la natura, potremmo riscontrare tale qualità entrando in un bosco di conifere: possente ed immobile nel suo silenzio, composto e serio, sia sotto il manto di neve, sia nella nebbia o nel sole estivo. Il sottobosco di larici e abeti è scarso di piccole piante a causa dell’acidità provocata dagli aghi caduti, che camminando crepitano ai passi rompendo il silenzio.  Il “tetto” è cielo lontano, a tratti invisibile, giacché i fitti tronchi ben radicati, lasciano filtrare poco la Luce e creano un ambiente freddo. Piante molto antiche, che costruiscono vere e proprie Cattedrali Gotiche facendoci provare un certo senso di malinconia per un lontano passato. 

Il profumo di questo tipo di sottobosco però riscalda e libera il respiro alleggerendolo. Il suo mistero è nell’ombra blu-viola, quasi nera. Luce, colore e calore, stanno all’interno di questi esseri, che ne hanno una tale abbondanza, da potersi svincolare dal ciclo annuale del Sole, rimanendo sempreverdi. Il calore interno è quello che si esprime nelle resine, frutto di quell’equilibrio generato dalle forze della terra con quelle del cosmo. Il calore è un atto terapeutico fondamentale quando l’elemento fisico indurente prevale, come nel caso del soggetto malinconico.  

Ecco che, come per la resina guaritrice nelle conifere, così nel malinconico, la vera terapia sarà quella che gli farà scoprire il dolore che esiste nel mondo, la sofferenza delle persone che lo circondano, spostando così la sua attenzione dal mondo interiore a quello esteriore, provando compassione e quindi risvegliando in lui forze di calore. Non sarà certo la gioia a sollevarlo dalla sua caduta nel corpo fisico, tale azione lo porterebbe solamente a rinchiudersi ancor più in se stesso.  

Esemplificativa a tal proposito è sicuramente la seguente massima di Steiner del 1924 che rimanda nettamente al tema che tale temperamento ci porta incontro: centro e periferia, punto e cerchio. 

 

“Io penso fuori nel mondo e là trovo me, 

io mi immergo in me stesso e qui trovo il mondo”. 

[R. Steiner] 

 

Oggi più che mai, immersi nella malinconia dei nostri tempi, travolti da un mondo senza verità, rinchiusi nel buio della solitudine, avvertiamo la necessità di ricongiungerci con il mondo che ci circonda, con l’essenza della vita e di suoi ritmi, proprio come il malinconico trova pace spostando la sua attenzione a ciò che lo circonda.  

 

Fonti:  

“Il segreto dei temperamenti umani”. Rudolf Steiner. Editrice antroposofica Milano 2019. 

“La stagionalità degli alimenti”. Sergio Maria Francardo, Enrico Mariani. Edilibri 2019. 

“Il corso dell’anno come respiro della Terra e le Quattro grandi Festività”. Rudolf Steiner. Editrice antroposofica Milano 2011. 

“Appunti e riflessioni” tratti da studi antroposofici personali. 

Immagine tratta da “www.analisidellopera.it”


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