1 MAGGIO 2019

L’effetto sulla salute degli ultra-processed food

Il ruolo svolo dai cosiddetti “ultra-processed food”, gli alimenti confezionati che sono sottoposti a molte lavorazioni, è stato approfondito in uno studio pubblicato sul British Medical Journal. Esso mette in luce un rischio circa un possibile aumento dell’insorgenza di tumori negli anni a venire come conseguenza dell’assunzione di questo tipo di alimenti industriali. Un alto contenuto di zuccheri, sale e grassi e livelli molto bassi di vitamine e fibre sono le caratteristiche principali degli ultra-processed food, che secondo la ricerca possono arrivare a rappresentare fino al 50% dell’assunzione quotidiana di calorie in alcuni paesi sviluppati.

L’indagine è stata condotta da scienziati francesi e brasiliani, che hanno analizzato i questionari sottoposti nell’ambito dello studio osservazionale di coorte NutriNet-Santé a oltre 100 mila francesi adulti (78% donne) di età media 43 anni. Il sondaggio online, da ripetere almeno due volte, era volto a misurare l’assunzione abituale di 3.300 diversi tipi di cibi nell’arco delle 24 ore. I casi di tumore su un periodo di cinque anni sono stati identificati sulla base di quanto dichiarato dai partecipanti allo studio, e validati dai dati clinici e dalle banche dati nazionali. I risultati – da prendere senza pretesa di un nesso causa- effetto, trattandosi di uno studio-osservazione – indicano che un aumento del 10% nell’assunzione di ultra-processed foods all’interno della normale dieta è correlato all’aumento generale del 12% di contrarre un tumore (e dell’11% rispetto al solo tumore al seno). Non sono state evidenziati invece legami significativi con l’insorgenza dei tumori alla prostata o del colon-retto, come anche tra tumori e un consumo più alto di alimenti meno lavorati (verdure in scatola, formaggi, pane fresco). Un rischio più basso è invece risultato essere associato al consumo di alimenti freschi o poco lavorati (frutta, verdura, riso, pasta, uova, carne e latte). Gli stessi ricercatori che hanno firmato l’articolo mettono comunque in guardia circa i suoi limiti e il fatto che i dati ottenuti vadano comunque approfonditi e confermati da indagini più mirate rispetto all’impatto delle varie fasi di lavorazione dei cibi. “A nostra conoscenza questo è il primo studio che indaga ed evidenzia un aumento del rischio generale di tumore – e nello specifico del seno – associato al consumo di alimenti altamente lavorati”, si legge nel documento.

Gli autori suggeriscono anche che il consumo di questi tipi di prodotti possa venire scoraggiato mediante misure di tassazione o restrizione di mercato, oltre che riformulazione, a cui si dovrebbe accompagnare una maggiore promozione degli stili alimentari più sani.

Fonte: Farmacianews 

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