27 NOVEMBRE 2019

Il miele di manuka e le sue proprietà antibatteriche.

 

“L’ape ricama fili invisibili da un fiore all’altro e cuce il prato di luce. E il polline che porta con sé, se lo guardi bene, è una polvere d’oro simile alle stelle, solo che anziché galassie crea l’incantesimo del miele”

                                                                            (Fabrizio Caramagna)

 

 

L’apicoltura fornisce tutta una serie di prodotti pregiati come la pappa reale, la propoli, la cera, il veleno d’api e il dolcissimo miele. Ed è proprio del miele che vorremmo parlare in questo articolo, descrivendone brevemente proprietà e usi, per poi parlare nel dettaglio di una tipologia in particolare, il miele di manuka, e dei suoi benefici per la salute.

 

Dalle api al nettare: come nasce il miele

 

Le api (Apis mellifera) abitano la Terra da circa 40 milioni di anni conservando lo stesso aspetto, come mostrano i reperti fossili. Le api erano quindi già operose milioni d'anni prima che l'uomo facesse la sua comparsa sulla Terra.

Le api raccolgono dai fiori di varie piante il nettare: un liquido contenente zuccheri, amminoacidi, minerali e altre sostanze.

 

Una sola ape è in grado di raccogliere una quantità di nettare pari a 25 mg, in una sorta di serbatoio posto alla fine dell’esofago. Qui, alcuni enzimi specifici convertono il saccarosio e gli oligosaccaridi in glucosio e fruttosio. Tornata all’alveare l’ape operaio raccoglitrice del nettare passa quest’ultimo ad un’altra ape operaia che per più volte lo rigurgita e lo risucchia per 15-20 minuti.

 

Alla fine la goccia di nettare viene depositata nella celletta esagonale. 

 

A proposito della forma della cella, Darwin afferma che si tratta “del più splendido degli istinti conosciuti”, poiché “il favo delle api è assolutamente perfetto nei riguardi dell’economia di lavoro e di cera”.

 

A questo punto gli enzimi continuano a lavorare sul saccarosio e contemporaneamente l’acqua evapora. Il processo dura uno/tre giorni. Quando la cella è completamente piena viene dapprima iniettato acido formico (prodotto da una ghiandola alla base dell’addome) come disinfettante e solo successivamente la cella viene chiusa con la cera.

Adesso il miele appare come una soluzione molto densa e viscosa con un contenuto di zuccheri che si aggira intorno all’82%. Sono presenti altre sostanze in quantità minima, ma sono  quelle responsabili del sapore ultimo del miele.

 

 

 

 Il miele può far parte dell’alimentazione dei soggetti di tutte le età:

 

-   nell’infanzia, poiché il fruttosio è assorbito senza fermentare ( nei bambini dai 12 mesi in su)

 

-   nell’accrescimento, per l’incremento dell’apporto di nutrienti fondamentali

 

-   nella gravidanza-allattamento, per l’adeguato apporto in nutrienti

 

- nell’età senile, per l’apporto nutritivo e la digeribilità

- nello sportivo, per l’adeguato apporto in nutrienti ed energia.

Nonostante l’indice glicemico del miele sia più basso del saccarosio puro, in quanto più ricco di fruttosio, va utilizzato con parsimonia nei soggetti diabetici.

 

La composizione chimica del miele

 

Come abbiamo detto la composizione del miele dipende da vari fattori, poiché i costituenti hanno un’origine diversa; in generale possiamo affermare che i glucidi presenti sono fruttosio, glucosio e saccarosio oltre a raffinosio, maltosio e isomaltosio.

Le proteine sono rappresentate da enzimi come amilasi, catalasi, invertasi, fosfatasi e da amminoacidi semplici, tra cui gli essenziali: lisina, valina, leucina, isoleucina.

Le vitamine sono contenute, in particolare, nel miele grezzo o riscaldato non oltre 60°C. Le principali sono B1, B2, C, PP, presenti in differenti concentrazioni. Il miele generalmente ha un pH intorno al quattro (acido).

Gli acidi sono sia organici che inorganici. Gli organici principali sono: citrico, formico, succinico, ossalico; gli inorganici sono fosforico e cloridrico. Le sostanze aromatiche sono rappresentate da acetone, aldeide acetica e aldeide formica. Infine, non va trascurato che nel miele sono presenti ormoni, sostanze antibiotico simili (inibine) e pigmenti.

 

 

Dalla Nuova Zelanda: il miele di manuka

 

Una tipologia di miele dalle peculiari caratteristiche è sicuramente il miele di manuka.

Come suggerisce il nome, questo miele ha origine dalla pianta di manuka che nasce e cresce spontaneamente solo in Nuova Zelanda. La sua peculiarità è la potente attività antimicrobica selettiva: è infatti capace di eliminare solo i germi patogeni come batteri, virus e funghi.

 

Per molti anni, gli scienziati non sono stati in grado di isolare il principio responsabile di tale attività, per cui si decise di creare un fattore numerico, chiamato Fattore Unico di Manuka (Unique Manuka Factor) che potesse quantificare l’attività antimicrobica non perossidasica di questo miele. Solo qualche anno più tardi si scoprì che il principio attivo presente nel miele di manuka e responsabile della sua potente attività antibatterica era il metilgliossale (MGO). Non è ancora chiaro quali siano le condizioni ambientali che inducono la pianta ad arricchire il suo nettare con questa sostanza.

I possibili fattori scatenanti potrebbero essere i terreni salini, il calore, il freddo e la siccità costante.

 

Nel miele di manuka il metilgliossale rimane stabile al calore e alla luce ed è resistente all’attività enzimatica nei fluidi corporei.

Non tutto il miele di manuka è uguale e i livelli di MGO possono variare notevolmente. Ogni barattolo di Miele di Manuka MGO™ è testato e certificato da Manuka Health per il livello naturale di MGO. Il numero dopo la sigla MGO indica il contenuto di MGO nel barattolo di miele.

Un Miele di Manuka MG200+ sarà indicato in caso di problemi alla bocca, naso, seni paranasali e faringe, mentre un Miele MG400+ per aree più profonde come il tratto gastrointestinale.

Il Miele di Manuka MG500+ è il più forte e si usa in caso di infezioni ostinate o ferite colonizzate da germi resistenti agli antibiotici oppure per patologie gastriche o intestinali provocate dall’Helicobacter pylori.


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